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mercoledì 30 aprile 2014

La quantizzazione dell'anima


Una via indefinita tra fastidio e dolore
Che si sposta dai polmoni allo stomaco
Costante, intensa, esasperante
Ti estorce la vita, un secondo alla volta.

La testa pesante il fisso acufene
Martella le tempie, imperterrita
Non prova pietà per l’uomo
Ti estorce la vita, un secondo alla volta.

Si fa più produttiva vedendo la fine
Più ti dimeni e più il nodo si stringe
Scava sicura di non lasciar nulla
Ti estorce la vita, un secondo alla volta.

martedì 29 aprile 2014

Sestina


Si percepiva del freddo nell’aria
E camminare provocava affanno
Forse incrociai lo sguardo d’un bambino
Al sol ricordo chiudo gli occhi e piango.
Insensibile al mondo, maledetto
Tramonta sorge e poi tramonta il sole.

Una folla di due persone sole
Invano cercavan di schivar l’aria
Parlare d’un poeta maledetto
E dire che viveva nell’affanno
“Ti prego non guardarmi mentre piango”
Com’era più facile da bambino!

Una donna incinta pensa al bambino
E continua a camminare al sole
Fuori sorrido ma dentro già piango
La sofferenza si sente nell’aria
Nero presagio del prossimo affanno
Vieni, ti sto aspettando maledetto

Non so quando e perché mi han maledetto
Non ricordo di quand’ero bambino
Non mi sembra avessi già quest’affanno
Non dovevo confortarmi col sole
Non sentivo su me il peso dell’aria
Non come ora che mi chiudo e piango

In questo circolo vizioso piango
Lamento del destino maledetto
Inspiro nei polmoni tutta l’aria
Che posso così come da bambino
Quando rincorrevo al tramonto il sole
Fino a causarmi incredibile affanno

Ora di colpo è arrivato l’affanno
Un colpo secco e subito piango
Si beffa di me la luce del sole
E ride allegro il gran maledetto
Non son purtroppo tornato bambino
Ma provo soltanto mancanza d’aria

Respiro mi affanno e mi manca l’aria
E sanguino e piango come un bambino
In quel maledetto giorno di sole

lunedì 28 aprile 2014

L'urlo

Un boato lacera l'oscurità
Rimbomba nell'interno dell'orecchio
È il dolore che sposta l'aria,
Veicolo del grido
Si porta via un peso.

domenica 27 aprile 2014

Il Suicidio di Primavera


Il suicidio di Primavera.
È forse più triste degli altri?
Il vuoto che lascia fa male
Le lacrime ghiacciano
Le grida si perdono nella tormenta
Il freddo crudele ci punge.

Perché? Perché primavera?
Eppure cosa ci si poteva aspettare?
Un amore nato d’inverno
Si conclude con il suicidio di Primavera.

La mela

Almeno c'era quella mela nel suo zaino. La bella mela rossa e succosa che aveva portato con se come estremo tentativo di abbandonare la malinconia. La sua unica arma smssata per respingere l'assalto della tristezza che sembrava nascondersi altre ogni angolo della città. Aveva dovuto per forza lasciare la casa, alzarsi dal letto era sempre la parte più difficile ma poi bisognava sfruttare lo slancio e uscire o si rischiava di soccombrere alla tentazione del divano. Così aveva preso la più bella delle mele dal tavolo della cucina, l'aveva messa con cura nel suo zaino di sopravvivenza insieme agli occhiali da sole il taccuino, la penna e il libro. Non andava da nessuna parte senza il suo zaino di sopravvivenza. Il libro del momento era Nove Racconti, ma Salinger non era proprio d'aiuto nella lotta contro la tristezza. Ad ogni modo un libro ci vuole sempre, anche solo per sapere che è li in caso di necessità. Non appena fuori di casa si presentò puntuale nella sua menta quella ricorrente semplice e terrificante domanda: "E adesso?".

Era sabato, giorno di mercano, non che ci fosse qualcosa da vedere al mercato, era sempre lo stesso mercato con le stesse bancarelle da chissà quanti anni. Ma l'idea di trovare qualcosa di nuovo s'infiltra sempre nella mente di chi pensa al mercato e lui non faceva di certo eccezione. E ad ogmi modo qualcosa doveva pur fare. Così, tra un pensiero malinconico causato da una nube oscura e una riflessione sulla morte scaturita da una piastrella rotta, infilò un passo dopo l'altro la strada che porta alla piazza del mercato. Più si avvicinava più la folla si infoltiva, più si pentiva di esserci andato, più desiderava trovare conforto nella sua bella mela. Avrebbe dovuto aspettare, la giornata era ancora lunga e non si sarebbe sicuramente fatta scrupoli ad atterrirlo nonostante lui fosse indifeso, ma arrivato al centro del mercato, con la folla, il vociferare, i bambini urlanti, i cani che abbaiano, le campane che non si accontentavano di suonare solamente qualcuno degli undici rintocchi che spettavano loro, tutto questo fu troppo. Tirò fuori la mela dallo zaino.

Forse fu la sua circospezione, forse furono i suoi occhi pieni di paura a trarre in inganno il fruttivendolo, probabilmente fu solo ottusità. Bastarono un attimo e una frase dettata dall'intolleranza e dalla sicurezza cieca dell'ignoranza a far crollare un così fragile sistema:
"Al Ladro!"

Un attimo e molta brava gente volonterosa già si accaniva sullo schifoso malvivente che rovina la nostra città altrimenti perfetta. Un attimo e persino la forza che lo legava alla sua ancora lo abbandonò e la mela, ultimo testimone silenzioso della verità se ne rotolò per strada coperta dal rumore dei calci e delle urla.

Perché "Scrivere con le lacrime"?

L'illusione che basti creare un blog e scriverci perché automaticamente ci sia qualcuno lo legga sembra piuttosto diffusa, e devo dire che la posso capire. Dall'avvento di internet i modi di ottenere i propri famigerati quindici minuti si sono moltiplicati a dismisura. Ma proprio per non cedere all'illusione ho deciso di intitolare questo blog Scrivere con le lacrime. Qui intendo postare alcuni miei testi, racconti, poesie, canzoni, scritti con le lacrime non solamente perché scritti attingendo alle mie illusioni ma anche perché sono consapevole di tracciare delle linee quasi invisibili in questo enorme ammasso di fogli virtuali che è internet. Ma se il caso vi condurrà su questa pagina spero che potrate apprezzare quello che scrivo.